Iperossaluria Primitiva: efficientamento del Patient Journey dallo screening alla presa in carico ottimale – Policlinico di Modena

L’iperossaluria primitiva di tipo 1 (PH1) è un difetto genetico responsabile di un’aumentata escrezione urinaria di ossalato. Insorge tipicamente con ricorrenti episodi litiasici, nefrocalcinosi e insufficienza renale cronica progressiva.

Spesso è sotto-diagnosticata, determinando nel 20% dei casi circa un ritardo nell’accesso alle cure, con un aggravamento del quadro clinico e della prognosi dei pazienti. Alla base di questo ritardo diagnostico vi è la mancanza di appropriati criteri per identificare la popolazione da sottoporre all’analisi molecolare del gene AGXT.

A Gennaio 2023, il Policlinico di Modena, con il supporto tecnico di OPT-Soluzioni per il mondo Healthcare, ha avviato il progetto “Iperossaluria Primitiva: efficientamento del Patient Journey dallo screening alla presa in carico ottimale” con l’obiettivo di favorire il confronto tra i diversi specialisti coinvolti nella gestione della patologia (principalmente nefrologi e urologi) e promuovere una diagnosi più precoce.

Punti chiave del progetto

Un gruppo di specialisti coordinato dall’U.O.C. di Nefrologia, Dialisi e Trapianto Renale del Policlinico di Modena, che ha visto il coinvolgimento di altri Centri a livello regionale, si è riunito in una serie di incontri con lo scopo di standardizzare il percorso diagnostico dei pazienti con PH1.

Per il raggiungimento degli obiettivi, è stata fondamentale la discussione dei dati dello studio osservazionale retrospettivo multicentrico condotto dal Prof. Riccardo Magistroni, dal Dott. Marco Ballestri e dalla Dott.ssa Laura Veronesi. Lo studio prevedeva la revisione retrospettiva di dati clinici e laboratoristici di pazienti sottoposti ad indagine genetica del gene AGXT, al fine di evidenziare l’efficacia diagnostica dello screening clinico e molecolare per PH1 in pazienti con nefrolitiasi recidivante e/o insufficienza renale terminale in trattamento sostitutivo renale.

I risultati dell’analisi, e il confronto tra gli specialisti, hanno consentito di proporre dei criteri clinici e laboratoristici di inclusione dei pazienti nei percorsi di screening per PH1.

I risultati del monitoraggio

L’applicazione dei criteri di inclusione (presenza di red flags di PH1 quali nefrolitiasi recidivante, familiarità per calcolosi renale, iperossaluria persistente, esordio precoce dei sintomi e/o diagnosi di insufficienza renale terminale) ha consentito di testare una popolazione di 209 pazienti, dei quali sono stati raccolti dati clinici riguardanti sesso, etnia, epoca di comparsa dei sintomi, numero di recidive e di coliche, familiarità per nefrolitiasi e nefropatie, bilateralità, tipo di calcolo, presenza di nefrocalcinosi, terapia in atto, oltre che dati laboratoristici riguardanti parametri urinari e parametri plasmatici.

Nella maggior parte dei pazienti (>95%) il test genetico è stato eseguito su DNA estratto da un campione salivare.

Red flags per PH1

Sui 209 pazienti testati, il 34% presentava familiarità per nefrolitiasi, il 2% familiarità per PH1; il 15% riportava un esordio dei sintomi prima dei 20 anni; il 10% riportava un fallimento di pregresso trapianto renale; il 39% presentava calcoli di nuova insorgenza o in accrescimento, mentre il 15% pur essendo stone-free riportava una storia pregressa di litiasi renale. La misurazione dell’ossaluria nelle urine delle 24h, ha evidenziato che il 14% presentava livelli di ossalati urinari ? 45 mg/die alla prima rilevazione, e solo il 10% presentava iperossaluria persistente alla seconda misurazione.

Varianti AGXT identificate

Lo screening genetico ha permesso di identificare 7 soggetti portatori di varianti sul gene AGXT: un soggetto in omozigosi (diagnosi certa di PH1) e 6 soggetti in eterozigosi. Il soggetto in omozigosi presentava forte familiarità per litiasi e insufficienza renale, con un quadro di nefrolitiasi recidivante, iperossaluria marcata e persistente ed un’età di esordio dei sintomi dopo i 40 anni. I soggetti in eterozigosi si presentavano (nel 50% dei casi) sintomatici per litiasi renale recidivante e con forte familiarità per calcolosi renale (4 soggetti su 6).

Conclusioni

Grazie alla condivisione dei dati dello studio clinico e alla serie di incontri ad hoc organizzati con focus sulla patologia, è stato possibile rispondere all’obiettivo principale di standardizzazione del rinvio allo screening per PH1, identificando i criteri clinici e laboratoristici maggiormente predittivi (storia familiare di litiasi e iperossaluria marcata e persistente), al fine di promuovere una diagnosi più precoce e ridurre il ritardo nell’accesso alle cure per i pazienti con PH1.